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Vi siete mai chiesti qual è l’americanismo più diffuso al mondo?
Eppure lo usate certamente tutti i giorni e, con voi, chissà quante
persone sulla faccia del pianeta. E probabilmente non ne conoscete
neppure il significato... Qualche aiuto? Beh... lo usate ogni volta che
volete esprimere il vostro assenso in maniera molto concisa. Ci siete
arrivati, vero? Sì, certo, stiamo parlando di “OK”.
Una parola
nata a Boston nel 1839. Persino i britannici si sono presto rassegnati e
lo hanno accolto nel loro vocabolario. Per l’esattezza, a voler essere
pignoli, “OK” è comparso per la prima volta nel 1864 su una rivista
settimanale inglese dedicata ai ragazzi, il Boy’s Own Magazine. Quanto
al significato, ci sono talmente tante teorie che sarebbe troppo lungo
starle a riferire: l’origine se la contendono un po’ tutti, dai nativi
americani ai russi ai latini agli antichi greci...
In Italia, neanche
a dirlo, “OK” è arrivato con lo sbarco degli Alleati. Ma la strada
percorsa da questa espressione, spesso accompagnata dall’immancabile
gesto del pollice e dell’indice che si chiudono a cerchio o dall’indice
puntato in alto, ci racconta molte cose dei tragitti che compiono le
lingue nel loro continuo mutamento e dei lori intrecci con la storia.
Se
la lingua inglese è arrivata in America all’inizio del 1600 insieme ai
coloni britannici, col passare del tempo l’inglese parlato in America e
quello parlato in Inghilterra hanno cominciato a divergere, soprattutto,
guarda un po’, dopo la Guerra d’Indipendenza americana dalla
madrepatria inglese. E siamo nel 1776. Da allora il mondo è molto
cambiato. Alla potenza del British Empire si è sostituita la
superpotenza americana, che detta legge nei campi della tecnologia,
della scienza, della finanza, della politica. E tutti questi ambiti
diversi parlano una lingua: l’American English.
Oggi le differenze
tra le due versioni dell’inglese sono ancora tante: per cominciare,
l’accento e la pronuncia sono sensibilmente diversi (anche se, come è
ovvio, ci sono importanti differenze regionali sia negli US sia nello
UK): avete mai ascoltato un commercial americano? Poi ci sono le vere e
proprie differenze nel vocabolario, ossia nel significato delle parole.
Una per tutte, e all’origine di fraintendimenti imbarazzanti, la parola
rubber, che in British English significa “gomma per cancellare” e in
American English significa... “preservativo”. Diversi anche alcuni usi
delle preposizioni e dei tempi verbali, e diverso il modo di esprimere
il passato. Se poi andiamo a vedere la lingua scritta, ecco tante
differenze nello spelling (il colour degli inglesi è il color degli
americani) e perfino nell’uso della punteggiatura. E infine, come se
tutto questo non bastasse, diverso è anche il modo di dire l’ora e di
scrivere le date...
In questo numero speciale di Speak Up vedremo
insieme queste differenze, cercheremo di avvicinarci ai molteplici
aspetti che plasmano la cultura americana, e ascolteremo soprattutto
tanti esempi di inglese americano (a volte confrontato con quello
britannico) nei contesti più diversi, dallo sport alla poesia, dalle
previsioni meteo alla religione, dai telegiornali al cinema.
Vuoi vedere che aveva ragione George Bernard Shaw quando pronunciò la famosa frase:
“England and America: two countries divided by a common language”?