Abbandonati dalla famiglia a sette-otto anni, spediti lontano da casa a cavarsela da soli in situazioni dove vige la legge del più forte e il bullismo è rampante. Matureranno molto in fretta, ma la loro infanzia negata causerà traumi irreparabili. Diventeranno adulti problematici, con gravi difficoltà nella gestione dei rapporti umani e delle emozioni.
Chi sono? La grande maggioranza dei politici britannici. E il luogo di questo crudele esilio dall’infanzia e dalla famiglia sono le boarding school, i severi collegi privati che per secoli hanno formato la classe dirigente a suon di docce gelate e punizioni durissime. Come la famosa Eton, definita da tanti illustri ex studenti come una vera e propria prigione.
Su questa tradizione, che fa parte del DNA britannico ma forse è poco conosciuta nel resto dell’Europa, il Guardian ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “Why boarding schools produce bad leaders”. L’autore, Nick Duffell, psicoanalista ed anch’egli vittima delle boarding school, getta luce su questa pratica che definisce ‘privileged abandonment’ e fa nomi e cognomi: l’attuale primo ministro David Cameron, l’ex primo ministro Tony Blair, l’eccentrico sindaco di Londra Boris Johnson, l’arcivescovo di Canterbury, Prince Charles... tutti passati per il giogo delle boarding school. E questo ne fa dei leader dimezzati, dice Duffell. Incapaci di collaborare e di relazionarsi al di fuori della loro ristretta cerchia, ricorrono al bullismo per ottenere consensi e ostentano prepotenza per mascherare la loro fragilità.
È vero che negli ultimi decenni le boarding school si sono ammorbidite. Le punizioni corporali sono oggi vietate e i ragazzi posso andare a casa più spesso. Ma la classe dirigente attualmente al potere è stata educata con il vecchio sistema, e questo, dice Duffell, ha importanti conseguenze sulla politica inglese e quindi su quella europea.
Trovate l’intervista con Nick Duffell in questo numero. Vi aiuterà a interpretare in modo nuovo atteggiamenti e decisioni che in quanto europei ci riguardano da vicino.
Rosanna Cassano