Un groviglio di righe e pallini colorati che non stanca mai, anzi piace a tutti. La mappa della metropolitana rimane un po’ nel cuore di chiunque sia passato da Londra anche per poco tempo. Fu disegnata nel 1931 da un impiegato, un tal Harry Beck, che fu compensato con 5 misere sterline (erano ben poche anche allora). Quello di Beck fu un vero colpo di genio: decise infatti di ignorare del tutto le distanze reali tra una stazione e l’altra, che comunque poco importano a chi viaggia sottoterra. Lo schema di linee che si intersecano ad angolo retto o al massimo di 45 gradi non ha nulla a che vedere con la reale geografia della città, ma in compenso è compatto, razionale e comprensibile a tutti.
E dei nomi delle stazioni vogliamo parlarne? Alcuni sono evocativi, altri decisamente bizzarri. Nel suo divertentissimo libro Notes from a Small Island, Bill Bryson ironizza sulla delusione che si prova nello scoprire che a Swiss Cottage non c’è la casetta di Heidi ma un orrendo cavalcavia, che a Holland Park non c’è ombra di mulini a vento e che a Barking non circolano mute di cani arrabbiati. E fuori dalla stazione di Tower Hill non ci sono nè torri nè colline! Che dire poi di Elephant&Castle...
Intanto la mappa continua ad ispirare versioni artistiche sempre più fantasiose. C’è chi ha sostituito i nomi delle stazioni con titoli di film, di attori e addirittura stati d’animo, e chi ha pensato bene di indicare quante calorie si brucerebbero correndo da una stazione all’altra. A proposito, che si sappia: l’azienda Transport for London, ben consapevole del tesoro iconografico che ha per le mani, ne difende i diritti d’autore con una pignoleria esasperante: per ottenere il permesso di ripubblicare queste immagini ci sono volute le proverbiali 7 camicie!
Rosanna Cassano