Tante parole sono state usate per definire il grande Steve Jobs, ma una più di tutte: visionario. Secondo l’accezione italiana del termine però, il visionario è uno che soffre di allucinazioni, che immagina come vere cose che esistono solo nella sua fantasia. Tutto il contrario di Jobs, persona che non ha certo vissuto di sogni, anzi li ha concretizzati cambiando nel contempo la vita a un sacco di gente. Il fatto è che siamo di fronte a un ‘calco semantico’: ovvero una parola che cambia senso in base al significato che ha in un’altra lingua. In questo caso l’inglese, in cui visionary è un termine positivo: indica una persona estremamente creativa che riesce a vedere oltre la realtà presente, immaginare nuovi scenari, trovare la strada giusta per realizzarli. Un altro calco relativamente recente è intrigante, usatissimo nelle riviste di moda e di design, nel senso di interessante, affascinante, magari un filo misterioso: un ‘look intrigante’, dall’inglese intriguing. Nulla a che a vedere con il significato che aveva fino agli anni 80, quando la parola definiva una persona invadente e impicciona. I calchi vengono generalmente accettati con l’uso, ma che fine fa il significato originario della parola? Diremo ancora di una persona che ficca il naso negli affari altrui, che è un intrigante? Probabilmente no: secondo la prestigiosa Accademia della crusca, il fenomeno del calco “in alcuni casi comporta la definitiva perdita del significato originario della parola in favore di quello nuovo”. Per chi si preoccupa che il fenomeno finisca per snaturare la lingua italiana, tranquilli. I calchi sono sempre esistiti. Un esempio? Sempre secondo l’Accademia, “è avvenuto così anche per autorizzare, che non si usa più nel senso originario di ‘rendere autorevole’, ma nel senso di ‘permettere’, dal francese autoriser. Per tornare a Steve Jobs. Della sua frase/mantra “stay hungry stay foolish” si sono viste tante traduzioni, ma nessuno è ancora riuscito a renderne la bellezza in italiano… almeno non in 4 semplici parole. Allora lasciamo perdere la traduzione, e ricordiamola in originale. Ma soprattutto facciamone tesoro.
Rosanna Cassano